Tinelli, Giacomo
(2017)
«Il carnaio di ora»: autofiction, desiderio e ideologia nell'opera di Walter Siti, [Dissertation thesis], Alma Mater Studiorum Università di Bologna.
Dottorato di ricerca in
Letterature classiche, moderne, comparate e postcoloniali, 29 Ciclo. DOI 10.6092/unibo/amsdottorato/8117.
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Abstract
La tesi indaga l’intera produzione romanzesca di Walter Siti, che comprende la cosiddetta trilogia autofittiva (Scuola di nudo, Un dolore normale, e Troppi paradisi) e le opere che ad essa seguono (Il contagio, Autopsia dell’ossessione, Resistere non serve a niente e Exit strategy). Due fasi della scrittura sitiana che stanno in rapporto contraddittorio tra loro. Sebbene durante la conclusione di Troppi paradisi, infatti, il protagonista-sosia dell’autore dichiari di non voler più scrivere di sé, i romanzi seguenti dimostrano sempre un rapporto di correlazione, di opposizione dialettica con le modalità di scrittura dell’autofiction. L’io fintamente autobiografico dell’autore/narratore tende a riemergere anche laddove sembra che l’opera guardi al romanzo in terza persona.
L’indagine è condotta tenendo in considerazione la rilevanza di questo io paradossale in relazione sia al desiderio soggettivo, plasmato dalla perversione e da un conflitto edipico irrisolto, sia al discorso ideologico. Si tenta cioè di ricostruire la funzione, feticistica e sintomatica, di questo io al contempo reale e immaginario, che cioè non solo è sintomo dell’ideologia individualistica contemporanea, ma è anche il luogo del godimento del soggetto. Il cosiddetto “discorso del capitalista” (Lacan) trova cioè nel godimento del singolo un appoggio, una “collusione” del desiderio soggettivo nell’operazione ideologica di mantenimento dello status quo. Sfruttando cioè la tendenza alla ripetizione del desiderio, l’ideologia “interpella” (Althusser) l’individuo fornendogli l’illusione di autonomia e di libertà pur collocandolo in un quadro di aspettative prevedibili e compatibili con il sistema capitalistico.
Ma la forza dell’autofiction, per come emerge in Siti, è proprio quella di aderire fino in fondo a tale illusione ideologica, di mostrarne le contraddizioni interne e l’inevitabile insostenibilità. L’autofiction si dimostra essere allora una sorta di colpo di coda dell’autobiografia e della centralità che in essa assume il soggetto, rivelando in tal modo il suo fondamento menzognero.
Abstract
La tesi indaga l’intera produzione romanzesca di Walter Siti, che comprende la cosiddetta trilogia autofittiva (Scuola di nudo, Un dolore normale, e Troppi paradisi) e le opere che ad essa seguono (Il contagio, Autopsia dell’ossessione, Resistere non serve a niente e Exit strategy). Due fasi della scrittura sitiana che stanno in rapporto contraddittorio tra loro. Sebbene durante la conclusione di Troppi paradisi, infatti, il protagonista-sosia dell’autore dichiari di non voler più scrivere di sé, i romanzi seguenti dimostrano sempre un rapporto di correlazione, di opposizione dialettica con le modalità di scrittura dell’autofiction. L’io fintamente autobiografico dell’autore/narratore tende a riemergere anche laddove sembra che l’opera guardi al romanzo in terza persona.
L’indagine è condotta tenendo in considerazione la rilevanza di questo io paradossale in relazione sia al desiderio soggettivo, plasmato dalla perversione e da un conflitto edipico irrisolto, sia al discorso ideologico. Si tenta cioè di ricostruire la funzione, feticistica e sintomatica, di questo io al contempo reale e immaginario, che cioè non solo è sintomo dell’ideologia individualistica contemporanea, ma è anche il luogo del godimento del soggetto. Il cosiddetto “discorso del capitalista” (Lacan) trova cioè nel godimento del singolo un appoggio, una “collusione” del desiderio soggettivo nell’operazione ideologica di mantenimento dello status quo. Sfruttando cioè la tendenza alla ripetizione del desiderio, l’ideologia “interpella” (Althusser) l’individuo fornendogli l’illusione di autonomia e di libertà pur collocandolo in un quadro di aspettative prevedibili e compatibili con il sistema capitalistico.
Ma la forza dell’autofiction, per come emerge in Siti, è proprio quella di aderire fino in fondo a tale illusione ideologica, di mostrarne le contraddizioni interne e l’inevitabile insostenibilità. L’autofiction si dimostra essere allora una sorta di colpo di coda dell’autobiografia e della centralità che in essa assume il soggetto, rivelando in tal modo il suo fondamento menzognero.
Tipologia del documento
Tesi di dottorato
Autore
Tinelli, Giacomo
Supervisore
Co-supervisore
Dottorato di ricerca
Ciclo
29
Coordinatore
Settore disciplinare
Settore concorsuale
Parole chiave
Walter Siti autofiction ideologia critica letteraria Althusser Lacan Zizek Lipovetsky postmodernismo ipermodernità io perversione edipo psicoanalisi
URN:NBN
DOI
10.6092/unibo/amsdottorato/8117
Data di discussione
7 Giugno 2017
URI
Altri metadati
Tipologia del documento
Tesi di dottorato
Autore
Tinelli, Giacomo
Supervisore
Co-supervisore
Dottorato di ricerca
Ciclo
29
Coordinatore
Settore disciplinare
Settore concorsuale
Parole chiave
Walter Siti autofiction ideologia critica letteraria Althusser Lacan Zizek Lipovetsky postmodernismo ipermodernità io perversione edipo psicoanalisi
URN:NBN
DOI
10.6092/unibo/amsdottorato/8117
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7 Giugno 2017
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