Obbligatorietà dell'azione penale e terza via. Spunti per un'apertura all'archiviazione condizionata

È possibile ragionare sulla configurazione di una terza via ulteriore rispetto al tradizionale binomio azione penale/inazione nel nostro sistema processuale? È su questo interrogativo che si fonda il percorso d’indagine che qui si propone. Partendo dalla presa di coscienza dalla crisi che sta attraversando il principio di obbligatorietà di cui all’art. 112 Cost., il presente lavoro si pone l’obbiettivo di comprendere se i tempi siano maturi per superare la dicotomia a noi conosciuta e mettere nelle mani del pubblico ministero una nuova, aggiuntiva, strada da percorrere: “l’archiviazione condizionata”. Sulla scorta delle esperienze già maturate in ordinamenti a noi vicini come la Francia, il cui sistema, in questa ricerca, è stato utilizzato come parametro di comparazione, si ragionerà sulla possibilità di ampliare le ipotesi archiviative, contemplandone una innovativa in cui l’inerzia dell’accusa sia, appunto, condizionata a condotte ripristinatorie e/o risarcitorie dell’indagato, ovvero – con l’avvento della riforma Cartabia – a percorsi riparatori tra quest’ultimo e la persona offesa. Si rifletterà, poi, se, nell’ordinamento italiano, figurino già istituti in qualche modo assimilabili al genus delle “archiviazioni condizionate” e che, quindi, siano in grado di “formare” una via alternativa e ulteriore a quella tradizionale. A tal proposito, alla luce del recente tentativo operato dalla Commissione Lattanzi – incaricata di “plasmare” la già menzionata riforma Cartabia – di dare concretamente vita alla “terza via”, prospettando l’introduzione di una nuova forma di inerzia della pubblica accusa sotto la definizione di “archiviazione meritata”, saranno passati in rassegna i dettagli della proposta e le criticità che, per il momento, hanno portato all’abbandono di tale soluzione.