La farmacia e la chimica paracelsiana nel Granducato di Toscana: tra interessi privati e salute pubblica

Questa tesi si occupa di indagare la diffusione della medicina chimica paracelsiana nel Granducato di Toscana dal tempo di Cosimo I de’ Medici a quello di Ferdinando II. Attraverso l’analisi della letteratura a stampa e delle fonti manoscritte riconducibili agli interessi granducali, alle attività della fonderia medicea e delle spezierie fiorentine, si è cercato di mostrare per quali ragioni e in che modo è cambiata la pratica medico-farmaceutica nel Cinquecento e nel Seicento fiorentino. In questa indagine è stata rivolta una particolare attenzione al ruolo della medicina e della farmacia nella politica granducale nonché alle iniziative che portarono alla diffusione della medicina chimica non solo nella sfera privata ma anche in quella pubblica. Da questo punto di vista sono state fondamentali le riforme della farmacopea ufficiale fiorentina, l’istituzione del corso di medicina chimica presso l’Orto Botanico dell’Università di Pisa e le iniziative di Don Antonio de’ Medici nella raccolta di segreti medico chimici e nelle traduzioni di opere paracelsiane. All’interno di questo contesto, è stata altrettanto importante la riforma seicentesca della fonderia granducale che ha reso questa officina un vero e proprio luogo di rappresentanza di corte dove venivano realizzati rimedi chimici paracelsiani e speciali cassette medicinali. Attraverso questo studio si è dunque cercato di mettere in evidenza come questo fenomeno storico scientifico sia stato il frutto di una stretta relazione tra interessi politici, iniziative a carattere privato e pubblico, forme di sapere e abilità manuali di alchimisti, speziali, medici e fonditori.