Brazzolotto, Martina
(2020)
La plusdotazione in classe: le percezioni di alcuni insegnanti, genitori e dirigenti veneti, [Dissertation thesis], Alma Mater Studiorum Università di Bologna.
Dottorato di ricerca in
Scienze pedagogiche, 32 Ciclo. DOI 10.6092/unibo/amsdottorato/9507.
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Abstract
La plusdotazione è un’interazione di fattori biologici e contestuali (Gagné, 2001). Tuttavia, fin dal passato, si tende a far rientrare in questa categoria i soggetti che dimostrano un quoziente intellettivo (Q.I.) sopra la media, privilegiando i fattori ritenuti “biologici”. La normativa scolastica identifica le caratteristiche dei bambini con plusdotazione (gifted children) come bisogni educativi speciali (BES), dato confermato anche da alcune ricerche (De Angelis, 2017; Pinnelli, 2019) e sancito dalla recente nota ministeriale n. 562 del 3 aprile 2019, rimarcando così quella “specialità” propria di chi dimostra difficoltà o svantaggio (Dovigo, 2014b).
Il campione di ricerca è costituito da: 37 insegnanti di scuola primaria; 15 genitori e 3 dirigenti scolastici. Gli insegnanti sono stati raggruppati in 6 focus group, mentre i genitori e i dirigenti hanno partecipato a una intervista individuale.
Tutti gli incontri sono stati audio registrati e poi trascritti. I dati, poi, sono stati analizzati con il software NVivo.
Le percezioni di alcuni insegnanti della scuola primaria, di alcuni dirigenti e genitori dimostrano il prevalere di un approccio medico, dove l’etichetta avrebbe la priorità nel riconoscere la plusdotazione nei bambini, per adottare, di conseguenza, delle pratiche sbilanciate sul versante cognitivo. La priorità sembra data al punteggio del QI piuttosto che al riconoscimento e alla valorizzazione dei talenti.
Il considerare lo sviluppo dei talenti, attraverso un approccio bio-psico sociale (con riferimento all’ICF (OMS, 2001), ci induce a spostare il focus sulle potenzialità e sui talenti di ciascuno, e interrogarci su una possibile didattica dei talenti. Il passaggio è fondamentale se vogliamo dare maggiore importanza al ruolo dell’insegnante, che non può e non deve essere quello di un “assistente” al clinico, intento a individuare difficoltà, disturbi e bisogni “speciali”, ma promotore di apprendimento, facendo leva sui talenti di tutti, verso un modello di "scuola dei talenti" (Baldacci, 2002; Margiotta, 2018).
Abstract
La plusdotazione è un’interazione di fattori biologici e contestuali (Gagné, 2001). Tuttavia, fin dal passato, si tende a far rientrare in questa categoria i soggetti che dimostrano un quoziente intellettivo (Q.I.) sopra la media, privilegiando i fattori ritenuti “biologici”. La normativa scolastica identifica le caratteristiche dei bambini con plusdotazione (gifted children) come bisogni educativi speciali (BES), dato confermato anche da alcune ricerche (De Angelis, 2017; Pinnelli, 2019) e sancito dalla recente nota ministeriale n. 562 del 3 aprile 2019, rimarcando così quella “specialità” propria di chi dimostra difficoltà o svantaggio (Dovigo, 2014b).
Il campione di ricerca è costituito da: 37 insegnanti di scuola primaria; 15 genitori e 3 dirigenti scolastici. Gli insegnanti sono stati raggruppati in 6 focus group, mentre i genitori e i dirigenti hanno partecipato a una intervista individuale.
Tutti gli incontri sono stati audio registrati e poi trascritti. I dati, poi, sono stati analizzati con il software NVivo.
Le percezioni di alcuni insegnanti della scuola primaria, di alcuni dirigenti e genitori dimostrano il prevalere di un approccio medico, dove l’etichetta avrebbe la priorità nel riconoscere la plusdotazione nei bambini, per adottare, di conseguenza, delle pratiche sbilanciate sul versante cognitivo. La priorità sembra data al punteggio del QI piuttosto che al riconoscimento e alla valorizzazione dei talenti.
Il considerare lo sviluppo dei talenti, attraverso un approccio bio-psico sociale (con riferimento all’ICF (OMS, 2001), ci induce a spostare il focus sulle potenzialità e sui talenti di ciascuno, e interrogarci su una possibile didattica dei talenti. Il passaggio è fondamentale se vogliamo dare maggiore importanza al ruolo dell’insegnante, che non può e non deve essere quello di un “assistente” al clinico, intento a individuare difficoltà, disturbi e bisogni “speciali”, ma promotore di apprendimento, facendo leva sui talenti di tutti, verso un modello di "scuola dei talenti" (Baldacci, 2002; Margiotta, 2018).
Tipologia del documento
Tesi di dottorato
Autore
Brazzolotto, Martina
Supervisore
Dottorato di ricerca
Ciclo
32
Coordinatore
Settore disciplinare
Settore concorsuale
Parole chiave
gifted education- talenti- percezioni- scuola
URN:NBN
DOI
10.6092/unibo/amsdottorato/9507
Data di discussione
13 Novembre 2020
URI
Altri metadati
Tipologia del documento
Tesi di dottorato
Autore
Brazzolotto, Martina
Supervisore
Dottorato di ricerca
Ciclo
32
Coordinatore
Settore disciplinare
Settore concorsuale
Parole chiave
gifted education- talenti- percezioni- scuola
URN:NBN
DOI
10.6092/unibo/amsdottorato/9507
Data di discussione
13 Novembre 2020
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