Bravo, Luisa
(2008)
Dalla città alla casa, dalla casa alla città: la mutevole ricerca di un Piano per il ben-essere urbano, [Dissertation thesis], Alma Mater Studiorum Università di Bologna.
Dottorato di ricerca in
Ingegneria edilizia e territoriale, 20 Ciclo. DOI 10.6092/unibo/amsdottorato/892.
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Abstract
La ricerca si propone di definire le linee guida per la stesura di un Piano che si occupi di qualità
della vita e di benessere. Il richiamo alla qualità e al benessere è positivamente innovativo, in
quanto impone agli organi decisionali di sintonizzarsi con la soggettività attiva dei cittadini e, contemporaneamente,
rende evidente la necessità di un approccio più ampio e trasversale al tema
della città e di una più stretta relazione dei tecnici/esperti con i responsabili degli organismi politicoamministrativi.
La ricerca vuole indagare i limiti dell’urbanistica moderna di fronte alla complessità di bisogni e di
nuove necessità espresse dalle popolazioni urbane contemporanee. La domanda dei servizi è notevolmente
cambiata rispetto a quella degli anni Sessanta, oltre che sul piano quantitativo anche e
soprattutto sul piano qualitativo, a causa degli intervenuti cambiamenti sociali che hanno trasformato
la città moderna non solo dal punto di vista strutturale ma anche dal punto di vista culturale:
l’intermittenza della cittadinanza, per cui le città sono sempre più vissute e godute da cittadini del
mondo (turisti e/o visitatori, temporaneamente presenti) e da cittadini diffusi (suburbani, provinciali,
metropolitani); la radicale trasformazione della struttura familiare, per cui la famiglia-tipo costituita
da una coppia con figli, solido riferimento per l’economia e la politica, è oggi minoritaria;
l’irregolarità e flessibilità dei calendari, delle agende e dei ritmi di vita della popolazione attiva; la
mobilità sociale, per cui gli individui hanno traiettorie di vita e pratiche quotidiane meno determinate
dalle loro origini sociali di quanto avveniva nel passato; l’elevazione del livello di istruzione e
quindi l’incremento della domanda di cultura; la crescita della popolazione anziana e la forte individualizzazione
sociale hanno generato una domanda di città espressa dalla gente estremamente
variegata ed eterogenea, frammentata e volatile, e per alcuni aspetti assolutamente nuova.
Accanto a vecchie e consolidate richieste – la città efficiente, funzionale, produttiva, accessibile a
tutti – sorgono nuove domande, ideali e bisogni che hanno come oggetto la bellezza, la varietà, la
fruibilità, la sicurezza, la capacità di stupire e divertire, la sostenibilità, la ricerca di nuove identità,
domande che esprimono il desiderio di vivere e di godere la città, di stare bene in città, domande
che non possono essere più soddisfatte attraverso un’idea di welfare semplicemente basata
sull’istruzione, la sanità, il sistema pensionistico e l’assistenza sociale. La città moderna ovvero
l’idea moderna della città, organizzata solo sui concetti di ordine, regolarità, pulizia, uguaglianza e
buon governo, è stata consegnata alla storia passata trasformandosi ora in qualcosa di assai diverso
che facciamo fatica a rappresentare, a descrivere, a raccontare.
La città contemporanea può essere rappresentata in molteplici modi, sia dal punto di vista urbanistico
che dal punto di vista sociale: nella letteratura recente è evidente la difficoltà di definire e di
racchiudere entro limiti certi l’oggetto “città” e la mancanza di un convincimento forte
nell’interpretazione delle trasformazioni politiche, economiche e sociali che hanno investito la società
e il mondo nel secolo scorso. La città contemporanea, al di là degli ambiti amministrativi, delle
espansioni territoriali e degli assetti urbanistici, delle infrastrutture, della tecnologia, del funzionalismo
e dei mercati globali, è anche luogo delle relazioni umane, rappresentazione dei rapporti tra
gli individui e dello spazio urbano in cui queste relazioni si muovono. La città è sia concentrazione fisica di persone e di edifici, ma anche varietà di usi e di gruppi, densità di rapporti sociali; è il luogo
in cui avvengono i processi di coesione o di esclusione sociale, luogo delle norme culturali che
regolano i comportamenti, dell’identità che si esprime materialmente e simbolicamente nello spazio
pubblico della vita cittadina.
Per studiare la città contemporanea è necessario utilizzare un approccio nuovo, fatto di contaminazioni
e saperi trasversali forniti da altre discipline, come la sociologia e le scienze umane, che
pure contribuiscono a costruire l’immagine comunemente percepita della città e del territorio, del
paesaggio e dell’ambiente.
La rappresentazione del sociale urbano varia in base all’idea di cosa è, in un dato momento storico
e in un dato contesto, una situazione di benessere delle persone. L’urbanistica moderna mirava al
massimo benessere del singolo e della collettività e a modellarsi sulle “effettive necessità delle
persone”: nei vecchi manuali di urbanistica compare come appendice al piano regolatore il “Piano
dei servizi”, che comprende i servizi distribuiti sul territorio circostante, una sorta di “piano regolatore
sociale”, per evitare quartieri separati per fasce di popolazione o per classi. Nella città contemporanea
la globalizzazione, le nuove forme di marginalizzazione e di esclusione, l’avvento della
cosiddetta “new economy”, la ridefinizione della base produttiva e del mercato del lavoro urbani
sono espressione di una complessità sociale che può essere definita sulla base delle transazioni e
gli scambi simbolici piuttosto che sui processi di industrializzazione e di modernizzazione verso cui
era orientata la città storica, definita moderna.
Tutto ciò costituisce quel complesso di questioni che attualmente viene definito “nuovo welfare”, in
contrapposizione a quello essenzialmente basato sull’istruzione, sulla sanità, sul sistema pensionistico
e sull’assistenza sociale.
La ricerca ha quindi analizzato gli strumenti tradizionali della pianificazione e programmazione territoriale,
nella loro dimensione operativa e istituzionale: la destinazione principale di tali strumenti
consiste nella classificazione e nella sistemazione dei servizi e dei contenitori urbanistici. E’ chiaro,
tuttavia, che per poter rispondere alla molteplice complessità di domande, bisogni e desideri espressi
dalla società contemporanea le dotazioni effettive per “fare città” devono necessariamente
superare i concetti di “standard” e di “zonizzazione”, che risultano essere troppo rigidi e quindi incapaci
di adattarsi all’evoluzione di una domanda crescente di qualità e di servizi e allo stesso
tempo inadeguati nella gestione del rapporto tra lo spazio domestico e lo spazio collettivo.
In questo senso è rilevante il rapporto tra le tipologie abitative e la morfologia urbana e quindi anche
l’ambiente intorno alla casa, che stabilisce il rapporto “dalla casa alla città”, perché è in questa
dualità che si definisce il rapporto tra spazi privati e spazi pubblici e si contestualizzano i temi della
strada, dei negozi, dei luoghi di incontro, degli accessi. Dopo la convergenza dalla scala urbana
alla scala edilizia si passa quindi dalla scala edilizia a quella urbana, dal momento che il criterio del
benessere attraversa le diverse scale dello spazio abitabile. Non solo, nei sistemi territoriali in cui
si è raggiunto un benessere diffuso ed un alto livello di sviluppo economico è emersa la consapevolezza
che il concetto stesso di benessere sia non più legato esclusivamente alla capacità di reddito
collettiva e/o individuale: oggi la qualità della vita si misura in termini di qualità ambientale e
sociale. Ecco dunque la necessità di uno strumento di conoscenza della città contemporanea, da
allegare al Piano, in cui vengano definiti i criteri da osservare nella progettazione dello spazio urbano
al fine di determinare la qualità e il benessere dell’ambiente costruito, inteso come benessere
generalizzato, nel suo significato di “qualità dello star bene”.
E’ evidente che per raggiungere tale livello di qualità e benessere è necessario provvedere al soddisfacimento
da una parte degli aspetti macroscopici del funzionamento sociale e del tenore di vita
attraverso gli indicatori di reddito, occupazione, povertà, criminalità, abitazione, istruzione, etc.;
dall’altra dei bisogni primari, elementari e di base, e di quelli secondari, culturali e quindi mutevoli,
trapassando dal welfare state allo star bene o well being personale, alla wellness in senso olistico,
tutte espressioni di un desiderio di bellezza mentale e fisica e di un nuovo rapporto del corpo con
l’ambiente, quindi manifestazione concreta di un’esigenza di ben-essere individuale e collettivo.
Ed è questa esigenza, nuova e difficile, che crea la diffusa sensazione dell’inizio di una nuova stagione
urbana, molto più di quanto facciano pensare le stesse modifiche fisiche della città.
Abstract
La ricerca si propone di definire le linee guida per la stesura di un Piano che si occupi di qualità
della vita e di benessere. Il richiamo alla qualità e al benessere è positivamente innovativo, in
quanto impone agli organi decisionali di sintonizzarsi con la soggettività attiva dei cittadini e, contemporaneamente,
rende evidente la necessità di un approccio più ampio e trasversale al tema
della città e di una più stretta relazione dei tecnici/esperti con i responsabili degli organismi politicoamministrativi.
La ricerca vuole indagare i limiti dell’urbanistica moderna di fronte alla complessità di bisogni e di
nuove necessità espresse dalle popolazioni urbane contemporanee. La domanda dei servizi è notevolmente
cambiata rispetto a quella degli anni Sessanta, oltre che sul piano quantitativo anche e
soprattutto sul piano qualitativo, a causa degli intervenuti cambiamenti sociali che hanno trasformato
la città moderna non solo dal punto di vista strutturale ma anche dal punto di vista culturale:
l’intermittenza della cittadinanza, per cui le città sono sempre più vissute e godute da cittadini del
mondo (turisti e/o visitatori, temporaneamente presenti) e da cittadini diffusi (suburbani, provinciali,
metropolitani); la radicale trasformazione della struttura familiare, per cui la famiglia-tipo costituita
da una coppia con figli, solido riferimento per l’economia e la politica, è oggi minoritaria;
l’irregolarità e flessibilità dei calendari, delle agende e dei ritmi di vita della popolazione attiva; la
mobilità sociale, per cui gli individui hanno traiettorie di vita e pratiche quotidiane meno determinate
dalle loro origini sociali di quanto avveniva nel passato; l’elevazione del livello di istruzione e
quindi l’incremento della domanda di cultura; la crescita della popolazione anziana e la forte individualizzazione
sociale hanno generato una domanda di città espressa dalla gente estremamente
variegata ed eterogenea, frammentata e volatile, e per alcuni aspetti assolutamente nuova.
Accanto a vecchie e consolidate richieste – la città efficiente, funzionale, produttiva, accessibile a
tutti – sorgono nuove domande, ideali e bisogni che hanno come oggetto la bellezza, la varietà, la
fruibilità, la sicurezza, la capacità di stupire e divertire, la sostenibilità, la ricerca di nuove identità,
domande che esprimono il desiderio di vivere e di godere la città, di stare bene in città, domande
che non possono essere più soddisfatte attraverso un’idea di welfare semplicemente basata
sull’istruzione, la sanità, il sistema pensionistico e l’assistenza sociale. La città moderna ovvero
l’idea moderna della città, organizzata solo sui concetti di ordine, regolarità, pulizia, uguaglianza e
buon governo, è stata consegnata alla storia passata trasformandosi ora in qualcosa di assai diverso
che facciamo fatica a rappresentare, a descrivere, a raccontare.
La città contemporanea può essere rappresentata in molteplici modi, sia dal punto di vista urbanistico
che dal punto di vista sociale: nella letteratura recente è evidente la difficoltà di definire e di
racchiudere entro limiti certi l’oggetto “città” e la mancanza di un convincimento forte
nell’interpretazione delle trasformazioni politiche, economiche e sociali che hanno investito la società
e il mondo nel secolo scorso. La città contemporanea, al di là degli ambiti amministrativi, delle
espansioni territoriali e degli assetti urbanistici, delle infrastrutture, della tecnologia, del funzionalismo
e dei mercati globali, è anche luogo delle relazioni umane, rappresentazione dei rapporti tra
gli individui e dello spazio urbano in cui queste relazioni si muovono. La città è sia concentrazione fisica di persone e di edifici, ma anche varietà di usi e di gruppi, densità di rapporti sociali; è il luogo
in cui avvengono i processi di coesione o di esclusione sociale, luogo delle norme culturali che
regolano i comportamenti, dell’identità che si esprime materialmente e simbolicamente nello spazio
pubblico della vita cittadina.
Per studiare la città contemporanea è necessario utilizzare un approccio nuovo, fatto di contaminazioni
e saperi trasversali forniti da altre discipline, come la sociologia e le scienze umane, che
pure contribuiscono a costruire l’immagine comunemente percepita della città e del territorio, del
paesaggio e dell’ambiente.
La rappresentazione del sociale urbano varia in base all’idea di cosa è, in un dato momento storico
e in un dato contesto, una situazione di benessere delle persone. L’urbanistica moderna mirava al
massimo benessere del singolo e della collettività e a modellarsi sulle “effettive necessità delle
persone”: nei vecchi manuali di urbanistica compare come appendice al piano regolatore il “Piano
dei servizi”, che comprende i servizi distribuiti sul territorio circostante, una sorta di “piano regolatore
sociale”, per evitare quartieri separati per fasce di popolazione o per classi. Nella città contemporanea
la globalizzazione, le nuove forme di marginalizzazione e di esclusione, l’avvento della
cosiddetta “new economy”, la ridefinizione della base produttiva e del mercato del lavoro urbani
sono espressione di una complessità sociale che può essere definita sulla base delle transazioni e
gli scambi simbolici piuttosto che sui processi di industrializzazione e di modernizzazione verso cui
era orientata la città storica, definita moderna.
Tutto ciò costituisce quel complesso di questioni che attualmente viene definito “nuovo welfare”, in
contrapposizione a quello essenzialmente basato sull’istruzione, sulla sanità, sul sistema pensionistico
e sull’assistenza sociale.
La ricerca ha quindi analizzato gli strumenti tradizionali della pianificazione e programmazione territoriale,
nella loro dimensione operativa e istituzionale: la destinazione principale di tali strumenti
consiste nella classificazione e nella sistemazione dei servizi e dei contenitori urbanistici. E’ chiaro,
tuttavia, che per poter rispondere alla molteplice complessità di domande, bisogni e desideri espressi
dalla società contemporanea le dotazioni effettive per “fare città” devono necessariamente
superare i concetti di “standard” e di “zonizzazione”, che risultano essere troppo rigidi e quindi incapaci
di adattarsi all’evoluzione di una domanda crescente di qualità e di servizi e allo stesso
tempo inadeguati nella gestione del rapporto tra lo spazio domestico e lo spazio collettivo.
In questo senso è rilevante il rapporto tra le tipologie abitative e la morfologia urbana e quindi anche
l’ambiente intorno alla casa, che stabilisce il rapporto “dalla casa alla città”, perché è in questa
dualità che si definisce il rapporto tra spazi privati e spazi pubblici e si contestualizzano i temi della
strada, dei negozi, dei luoghi di incontro, degli accessi. Dopo la convergenza dalla scala urbana
alla scala edilizia si passa quindi dalla scala edilizia a quella urbana, dal momento che il criterio del
benessere attraversa le diverse scale dello spazio abitabile. Non solo, nei sistemi territoriali in cui
si è raggiunto un benessere diffuso ed un alto livello di sviluppo economico è emersa la consapevolezza
che il concetto stesso di benessere sia non più legato esclusivamente alla capacità di reddito
collettiva e/o individuale: oggi la qualità della vita si misura in termini di qualità ambientale e
sociale. Ecco dunque la necessità di uno strumento di conoscenza della città contemporanea, da
allegare al Piano, in cui vengano definiti i criteri da osservare nella progettazione dello spazio urbano
al fine di determinare la qualità e il benessere dell’ambiente costruito, inteso come benessere
generalizzato, nel suo significato di “qualità dello star bene”.
E’ evidente che per raggiungere tale livello di qualità e benessere è necessario provvedere al soddisfacimento
da una parte degli aspetti macroscopici del funzionamento sociale e del tenore di vita
attraverso gli indicatori di reddito, occupazione, povertà, criminalità, abitazione, istruzione, etc.;
dall’altra dei bisogni primari, elementari e di base, e di quelli secondari, culturali e quindi mutevoli,
trapassando dal welfare state allo star bene o well being personale, alla wellness in senso olistico,
tutte espressioni di un desiderio di bellezza mentale e fisica e di un nuovo rapporto del corpo con
l’ambiente, quindi manifestazione concreta di un’esigenza di ben-essere individuale e collettivo.
Ed è questa esigenza, nuova e difficile, che crea la diffusa sensazione dell’inizio di una nuova stagione
urbana, molto più di quanto facciano pensare le stesse modifiche fisiche della città.
Tipologia del documento
Tesi di dottorato
Autore
Bravo, Luisa
Supervisore
Dottorato di ricerca
Ciclo
20
Coordinatore
Settore disciplinare
Settore concorsuale
Parole chiave
città società urbanistica contemporanea bisogni/desideri ben-essere spazio pubblico
URN:NBN
DOI
10.6092/unibo/amsdottorato/892
Data di discussione
23 Maggio 2008
URI
Altri metadati
Tipologia del documento
Tesi di dottorato
Autore
Bravo, Luisa
Supervisore
Dottorato di ricerca
Ciclo
20
Coordinatore
Settore disciplinare
Settore concorsuale
Parole chiave
città società urbanistica contemporanea bisogni/desideri ben-essere spazio pubblico
URN:NBN
DOI
10.6092/unibo/amsdottorato/892
Data di discussione
23 Maggio 2008
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