L'impatto delle comorbidità e del BMI nei pazienti affetti da Mielofibrosi trattati con ruxolitinib

Polverelli, Nicola (2019) L'impatto delle comorbidità e del BMI nei pazienti affetti da Mielofibrosi trattati con ruxolitinib, [Dissertation thesis], Alma Mater Studiorum Università di Bologna. Dottorato di ricerca in Oncologia, ematologia e patologia, 31 Ciclo. DOI 10.6092/unibo/amsdottorato/8787.
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Abstract

La presenza di comorbidità definite con il Charlson comorbidity index (CCI) e l'indice di massa corporea (BMI) hanno significato prognostico nei pazienti che ricevono trattamento continuo con inibitori delle tirosino-chinasi. In questo lavoro abbiamo valutato l'impatto del CCI e del BMI sulle risposte cliniche, le tossicità e l'outcome di una coorte di 402 pazienti affetti da Mielofibrosi trattati con ruxolitinib in 23 centri ematologici europei. L’età mediana della coorte era 64 anni (range, 39-89), con prevalenza del sesso maschile (52.4%). In tutto 198 pazienti (49.2%) non avevano comorbidità, 128 (31.8%) avevano un CCI di 1-2 e 76 pazienti (40.7%) avevano un CCI maggiore o uguale a 3. Le più comuni comorbidità erano rappresentate da malattia vascolare periferica (14%), precedente tumore (13.5%), diabete (10%) e epatopatia (9.6%). Secondo il BMI, il 3.2% dei pazienti era sottopeso (BMI <18.5), il 59.2% era normopeso (BMI 18.5-25), il 32.4% era sovrappeso (BMI 25-30) e il 5.2% era obeso (BMI >30). Per quanto riguarda l’efficacia del trattamento, un CCI superiore o uguale a 3 non comportava una minore risposta in termini di riduzione della splenomegalia, (p=0.68) o dei sintomi (p=0.11). Tuttavia, i pazienti con comorbidità presentavano più frequentemente anemia durante il trattamento (p=0.03). Il BMI non si associava a differenze statisticamente significative in termini di risposte su milza (p=0.57) e sintomi (p=0.49) o di tossicità (p=0.95). La presenza di comorbidità e il sottopeso (BMI <21.9), correlavano invece significativamente con una ridotta sopravvivenza (p<0.001 e p=0.02, rispettivamente). L’ottenimento della risposta sulla splenomegalia a 6 mesi sembrava annullare il significato prognosticamente sfavorevole delle comorbidità sull’outcome. In conclusione, nei pazienti affetti da Mielofibrosi trattati con ruxolitinib, il BMI e il CCI, non influenzavano l’ottenimento di risposte cliniche su splenomegalia e sintomi costituzionali; tuttavia, contribuivano a identificare un gruppo di pazienti che necessita di un più attento monitoraggio.

Abstract
Tipologia del documento
Tesi di dottorato
Autore
Polverelli, Nicola
Supervisore
Dottorato di ricerca
Ciclo
31
Coordinatore
Settore disciplinare
Settore concorsuale
Parole chiave
Myelofibrosis, ruxolitinib, comorbdities, BMI
URN:NBN
DOI
10.6092/unibo/amsdottorato/8787
Data di discussione
12 Aprile 2019
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