Pistolozzi, Marco
(2008)
Caratterizzazione del legame di molecole di interesse farmaceutico alla sieroalbumina umana mediante biocromatografia e dicroismo circolare, [Dissertation thesis], Alma Mater Studiorum Università di Bologna.
Dottorato di ricerca in
Scienze farmaceutiche, 20 Ciclo. DOI 10.6092/unibo/amsdottorato/1067.
Documenti full-text disponibili:
Abstract
Negli ultimi anni, un crescente numero di studiosi ha focalizzato la propria
attenzione sullo sviluppo di strategie che permettessero di caratterizzare le
proprietà ADMET dei farmaci in via di sviluppo, il più rapidamente possibile.
Questa tendenza origina dalla consapevolezza che circa la metà dei farmaci in
via di sviluppo non viene commercializzato perché ha carenze nelle
caratteristiche ADME, e che almeno la metà delle molecole che riescono ad
essere commercializzate, hanno comunque qualche problema tossicologico o
ADME [1].
Infatti, poco importa quanto una molecola possa essere attiva o specifica:
perché possa diventare farmaco è necessario che venga ben assorbita, distribuita
nell’organismo, metabolizzata non troppo rapidamente, ne troppo lentamente e
completamente eliminata. Inoltre la molecola e i suoi metaboliti non dovrebbero
essere tossici per l’organismo.
Quindi è chiaro come una rapida determinazione dei parametri ADMET in fasi
precoci dello sviluppo del farmaco, consenta di risparmiare tempo e denaro,
permettendo di selezionare da subito i composti più promettenti e di lasciar
perdere quelli con caratteristiche negative.
Questa tesi si colloca in questo contesto, e mostra l’applicazione di una tecnica
semplice, la biocromatografia, per caratterizzare rapidamente il legame di
librerie di composti alla sieroalbumina umana (HSA). Inoltre mostra l’utilizzo di
un’altra tecnica indipendente, il dicroismo circolare, che permette di studiare gli
stessi sistemi farmaco-proteina, in soluzione, dando informazioni supplementari
riguardo alla stereochimica del processo di legame.
La HSA è la proteina più abbondante presente nel sangue. Questa proteina
funziona da carrier per un gran numero di molecole, sia endogene, come ad
esempio bilirubina, tiroxina, ormoni steroidei, acidi grassi, che xenobiotici.
Inoltre aumenta la solubilità di molecole lipofile poco solubili in ambiente
acquoso, come ad esempio i tassani. Il legame alla HSA è generalmente
stereoselettivo e ad avviene a livello di siti di legame ad alta affinità. Inoltre è
ben noto che la competizione tra farmaci o tra un farmaco e metaboliti endogeni,
possa variare in maniera significativa la loro frazione libera, modificandone
l’attività e la tossicità.
Per queste sue proprietà la HSA può influenzare sia le proprietà
farmacocinetiche che farmacodinamiche dei farmaci. Non è inusuale che un
intero progetto di sviluppo di un farmaco possa venire abbandonato a causa di
un’affinità troppo elevata alla HSA, o a un tempo di emivita troppo corto, o a
una scarsa distribuzione dovuta ad un debole legame alla HSA. Dal punto di
vista farmacocinetico, quindi, la HSA è la proteina di trasporto del plasma più
importante.
Un gran numero di pubblicazioni dimostra l’affidabilità della tecnica
biocromatografica nello studio dei fenomeni di bioriconoscimento tra proteine e
piccole molecole [2-6].
Il mio lavoro si è focalizzato principalmente sull’uso della biocromatografia
come metodo per valutare le caratteristiche di legame di alcune serie di composti
di interesse farmaceutico alla HSA, e sul miglioramento di tale tecnica. Per
ottenere una miglior comprensione dei meccanismi di legame delle molecole
studiate, gli stessi sistemi farmaco-HSA sono stati studiati anche con il
dicroismo circolare (CD).
Inizialmente, la HSA è stata immobilizzata su una colonna di silice epossidica
impaccata 50 x 4.6 mm di diametro interno, utilizzando una procedura
precedentemente riportata in letteratura [7], con alcune piccole modifiche.
In breve, l’immobilizzazione è stata effettuata ponendo a ricircolo, attraverso
una colonna precedentemente impaccata, una soluzione di HSA in determinate
condizioni di pH e forza ionica. La colonna è stata quindi caratterizzata per
quanto riguarda la quantità di proteina correttamente immobilizzata, attraverso
l’analisi frontale di L-triptofano [8]. Di seguito, sono stati iniettati in colonna
alcune soluzioni raceme di molecole note legare la HSA in maniera
enantioselettiva, per controllare che la procedura di immobilizzazione non
avesse modificato le proprietà di legame della proteina.
Dopo essere stata caratterizzata, la colonna è stata utilizzata per determinare la
percentuale di legame di una piccola serie di inibitori della proteasi HIV (IPs), e
per individuarne il sito(i) di legame. La percentuale di legame è stata calcolata
attraverso il fattore di capacità (k) dei campioni. Questo parametro in fase
acquosa è stato estrapolato linearmente dal grafico log k contro la percentuale
(v/v) di 1-propanolo presente nella fase mobile. Solamente per due dei cinque
composti analizzati è stato possibile misurare direttamente il valore di k in
assenza di solvente organico.
Tutti gli IPs analizzati hanno mostrato un’elevata percentuale di legame alla
HSA: in particolare, il valore per ritonavir, lopinavir e saquinavir è risultato
maggiore del 95%. Questi risultati sono in accordo con dati presenti in
letteratura, ottenuti attraverso il biosensore ottico [9]. Inoltre, questi risultati
sono coerenti con la significativa riduzione di attività inibitoria di questi
composti osservata in presenza di HSA. Questa riduzione sembra essere
maggiore per i composti che legano maggiormente la proteina [10].
Successivamente sono stati eseguiti degli studi di competizione tramite
cromatografia zonale. Questo metodo prevede di utilizzare una soluzione a
concentrazione nota di un competitore come fase mobile, mentre piccole
quantità di analita vengono iniettate nella colonna funzionalizzata con HSA. I
competitori sono stati selezionati in base al loro legame selettivo ad uno dei
principali siti di legame sulla proteina. In particolare, sono stati utilizzati
salicilato di sodio, ibuprofene e valproato di sodio come marker dei siti I, II e
sito della bilirubina, rispettivamente. Questi studi hanno mostrato un legame
indipendente dei PIs ai siti I e II, mentre è stata osservata una debole
anticooperatività per il sito della bilirubina.
Lo stesso sistema farmaco-proteina è stato infine investigato in soluzione
attraverso l’uso del dicroismo circolare. In particolare, è stato monitorata la
variazione del segnale CD indotto di un complesso equimolare
[HSA]/[bilirubina], a seguito dell’aggiunta di aliquote di ritonavir, scelto come
rappresentante della serie. I risultati confermano la lieve anticooperatività per il
sito della bilirubina osservato precedentemente negli studi biocromatografici.
Successivamente, lo stesso protocollo descritto precedentemente è stato
applicato a una colonna di silice epossidica monolitica 50 x 4.6 mm, per valutare
l’affidabilità del supporto monolitico per applicazioni biocromatografiche. Il
supporto monolitico monolitico ha mostrato buone caratteristiche
cromatografiche in termini di contropressione, efficienza e stabilità, oltre che
affidabilità nella determinazione dei parametri di legame alla HSA. Questa
colonna è stata utilizzata per la determinazione della percentuale di legame alla
HSA di una serie di poliamminochinoni sviluppati nell’ambito di una ricerca
sulla malattia di Alzheimer.
Tutti i composti hanno mostrato una percentuale di legame superiore al 95%.
Inoltre, è stata osservata una correlazione tra percentuale di legame è
caratteristiche della catena laterale (lunghezza e numero di gruppi amminici).
Successivamente sono stati effettuati studi di competizione dei composti in
esame tramite il dicroismo circolare in cui è stato evidenziato un effetto
anticooperativo dei poliamminochinoni ai siti I e II, mentre rispetto al sito della
bilirubina il legame si è dimostrato indipendente.
Le conoscenze acquisite con il supporto monolitico precedentemente descritto,
sono state applicate a una colonna di silice epossidica più corta (10 x 4.6 mm). Il
metodo di determinazione della percentuale di legame utilizzato negli studi
precedenti si basa su dati ottenuti con più esperimenti, quindi è necessario molto
tempo prima di ottenere il dato finale. L’uso di una colonna più corta permette
di ridurre i tempi di ritenzione degli analiti, per cui la determinazione della
percentuale di legame alla HSA diventa molto più rapida. Si passa quindi da una
analisi a medio rendimento a una analisi di screening ad alto rendimento (highthroughput-
screening, HTS). Inoltre, la riduzione dei tempi di analisi, permette
di evitare l’uso di soventi organici nella fase mobile.
Dopo aver caratterizzato la colonna da 10 mm con lo stesso metodo
precedentemente descritto per le altre colonne, sono stati iniettati una serie di
standard variando il flusso della fase mobile, per valutare la possibilità di
utilizzare flussi elevati. La colonna è stata quindi impiegata per stimare la
percentuale di legame di una serie di molecole con differenti caratteristiche
chimiche. Successivamente è stata valutata la possibilità di utilizzare una
colonna così corta, anche per studi di competizione, ed è stata indagato il legame
di una serie di composti al sito I. Infine è stata effettuata una valutazione della
stabilità della colonna in seguito ad un uso estensivo.
L’uso di supporti cromatografici funzionalizzati con albumine di diversa
origine (ratto, cane, guinea pig, hamster, topo, coniglio), può essere proposto
come applicazione futura di queste colonne HTS. Infatti, la possibilità di
ottenere informazioni del legame dei farmaci in via di sviluppo alle diverse
albumine, permetterebbe un migliore paragone tra i dati ottenuti tramite
esperimenti in vitro e i dati ottenuti con esperimenti sull’animale, facilitando la
successiva estrapolazione all’uomo, con la velocità di un metodo HTS. Inoltre,
verrebbe ridotto anche il numero di animali utilizzati nelle sperimentazioni.
Alcuni lavori presenti in letteratura dimostrano l’affidabilita di colonne
funzionalizzate con albumine di diversa origine [11-13]: l’utilizzo di colonne più
corte potrebbe aumentarne le applicazioni.
Abstract
Negli ultimi anni, un crescente numero di studiosi ha focalizzato la propria
attenzione sullo sviluppo di strategie che permettessero di caratterizzare le
proprietà ADMET dei farmaci in via di sviluppo, il più rapidamente possibile.
Questa tendenza origina dalla consapevolezza che circa la metà dei farmaci in
via di sviluppo non viene commercializzato perché ha carenze nelle
caratteristiche ADME, e che almeno la metà delle molecole che riescono ad
essere commercializzate, hanno comunque qualche problema tossicologico o
ADME [1].
Infatti, poco importa quanto una molecola possa essere attiva o specifica:
perché possa diventare farmaco è necessario che venga ben assorbita, distribuita
nell’organismo, metabolizzata non troppo rapidamente, ne troppo lentamente e
completamente eliminata. Inoltre la molecola e i suoi metaboliti non dovrebbero
essere tossici per l’organismo.
Quindi è chiaro come una rapida determinazione dei parametri ADMET in fasi
precoci dello sviluppo del farmaco, consenta di risparmiare tempo e denaro,
permettendo di selezionare da subito i composti più promettenti e di lasciar
perdere quelli con caratteristiche negative.
Questa tesi si colloca in questo contesto, e mostra l’applicazione di una tecnica
semplice, la biocromatografia, per caratterizzare rapidamente il legame di
librerie di composti alla sieroalbumina umana (HSA). Inoltre mostra l’utilizzo di
un’altra tecnica indipendente, il dicroismo circolare, che permette di studiare gli
stessi sistemi farmaco-proteina, in soluzione, dando informazioni supplementari
riguardo alla stereochimica del processo di legame.
La HSA è la proteina più abbondante presente nel sangue. Questa proteina
funziona da carrier per un gran numero di molecole, sia endogene, come ad
esempio bilirubina, tiroxina, ormoni steroidei, acidi grassi, che xenobiotici.
Inoltre aumenta la solubilità di molecole lipofile poco solubili in ambiente
acquoso, come ad esempio i tassani. Il legame alla HSA è generalmente
stereoselettivo e ad avviene a livello di siti di legame ad alta affinità. Inoltre è
ben noto che la competizione tra farmaci o tra un farmaco e metaboliti endogeni,
possa variare in maniera significativa la loro frazione libera, modificandone
l’attività e la tossicità.
Per queste sue proprietà la HSA può influenzare sia le proprietà
farmacocinetiche che farmacodinamiche dei farmaci. Non è inusuale che un
intero progetto di sviluppo di un farmaco possa venire abbandonato a causa di
un’affinità troppo elevata alla HSA, o a un tempo di emivita troppo corto, o a
una scarsa distribuzione dovuta ad un debole legame alla HSA. Dal punto di
vista farmacocinetico, quindi, la HSA è la proteina di trasporto del plasma più
importante.
Un gran numero di pubblicazioni dimostra l’affidabilità della tecnica
biocromatografica nello studio dei fenomeni di bioriconoscimento tra proteine e
piccole molecole [2-6].
Il mio lavoro si è focalizzato principalmente sull’uso della biocromatografia
come metodo per valutare le caratteristiche di legame di alcune serie di composti
di interesse farmaceutico alla HSA, e sul miglioramento di tale tecnica. Per
ottenere una miglior comprensione dei meccanismi di legame delle molecole
studiate, gli stessi sistemi farmaco-HSA sono stati studiati anche con il
dicroismo circolare (CD).
Inizialmente, la HSA è stata immobilizzata su una colonna di silice epossidica
impaccata 50 x 4.6 mm di diametro interno, utilizzando una procedura
precedentemente riportata in letteratura [7], con alcune piccole modifiche.
In breve, l’immobilizzazione è stata effettuata ponendo a ricircolo, attraverso
una colonna precedentemente impaccata, una soluzione di HSA in determinate
condizioni di pH e forza ionica. La colonna è stata quindi caratterizzata per
quanto riguarda la quantità di proteina correttamente immobilizzata, attraverso
l’analisi frontale di L-triptofano [8]. Di seguito, sono stati iniettati in colonna
alcune soluzioni raceme di molecole note legare la HSA in maniera
enantioselettiva, per controllare che la procedura di immobilizzazione non
avesse modificato le proprietà di legame della proteina.
Dopo essere stata caratterizzata, la colonna è stata utilizzata per determinare la
percentuale di legame di una piccola serie di inibitori della proteasi HIV (IPs), e
per individuarne il sito(i) di legame. La percentuale di legame è stata calcolata
attraverso il fattore di capacità (k) dei campioni. Questo parametro in fase
acquosa è stato estrapolato linearmente dal grafico log k contro la percentuale
(v/v) di 1-propanolo presente nella fase mobile. Solamente per due dei cinque
composti analizzati è stato possibile misurare direttamente il valore di k in
assenza di solvente organico.
Tutti gli IPs analizzati hanno mostrato un’elevata percentuale di legame alla
HSA: in particolare, il valore per ritonavir, lopinavir e saquinavir è risultato
maggiore del 95%. Questi risultati sono in accordo con dati presenti in
letteratura, ottenuti attraverso il biosensore ottico [9]. Inoltre, questi risultati
sono coerenti con la significativa riduzione di attività inibitoria di questi
composti osservata in presenza di HSA. Questa riduzione sembra essere
maggiore per i composti che legano maggiormente la proteina [10].
Successivamente sono stati eseguiti degli studi di competizione tramite
cromatografia zonale. Questo metodo prevede di utilizzare una soluzione a
concentrazione nota di un competitore come fase mobile, mentre piccole
quantità di analita vengono iniettate nella colonna funzionalizzata con HSA. I
competitori sono stati selezionati in base al loro legame selettivo ad uno dei
principali siti di legame sulla proteina. In particolare, sono stati utilizzati
salicilato di sodio, ibuprofene e valproato di sodio come marker dei siti I, II e
sito della bilirubina, rispettivamente. Questi studi hanno mostrato un legame
indipendente dei PIs ai siti I e II, mentre è stata osservata una debole
anticooperatività per il sito della bilirubina.
Lo stesso sistema farmaco-proteina è stato infine investigato in soluzione
attraverso l’uso del dicroismo circolare. In particolare, è stato monitorata la
variazione del segnale CD indotto di un complesso equimolare
[HSA]/[bilirubina], a seguito dell’aggiunta di aliquote di ritonavir, scelto come
rappresentante della serie. I risultati confermano la lieve anticooperatività per il
sito della bilirubina osservato precedentemente negli studi biocromatografici.
Successivamente, lo stesso protocollo descritto precedentemente è stato
applicato a una colonna di silice epossidica monolitica 50 x 4.6 mm, per valutare
l’affidabilità del supporto monolitico per applicazioni biocromatografiche. Il
supporto monolitico monolitico ha mostrato buone caratteristiche
cromatografiche in termini di contropressione, efficienza e stabilità, oltre che
affidabilità nella determinazione dei parametri di legame alla HSA. Questa
colonna è stata utilizzata per la determinazione della percentuale di legame alla
HSA di una serie di poliamminochinoni sviluppati nell’ambito di una ricerca
sulla malattia di Alzheimer.
Tutti i composti hanno mostrato una percentuale di legame superiore al 95%.
Inoltre, è stata osservata una correlazione tra percentuale di legame è
caratteristiche della catena laterale (lunghezza e numero di gruppi amminici).
Successivamente sono stati effettuati studi di competizione dei composti in
esame tramite il dicroismo circolare in cui è stato evidenziato un effetto
anticooperativo dei poliamminochinoni ai siti I e II, mentre rispetto al sito della
bilirubina il legame si è dimostrato indipendente.
Le conoscenze acquisite con il supporto monolitico precedentemente descritto,
sono state applicate a una colonna di silice epossidica più corta (10 x 4.6 mm). Il
metodo di determinazione della percentuale di legame utilizzato negli studi
precedenti si basa su dati ottenuti con più esperimenti, quindi è necessario molto
tempo prima di ottenere il dato finale. L’uso di una colonna più corta permette
di ridurre i tempi di ritenzione degli analiti, per cui la determinazione della
percentuale di legame alla HSA diventa molto più rapida. Si passa quindi da una
analisi a medio rendimento a una analisi di screening ad alto rendimento (highthroughput-
screening, HTS). Inoltre, la riduzione dei tempi di analisi, permette
di evitare l’uso di soventi organici nella fase mobile.
Dopo aver caratterizzato la colonna da 10 mm con lo stesso metodo
precedentemente descritto per le altre colonne, sono stati iniettati una serie di
standard variando il flusso della fase mobile, per valutare la possibilità di
utilizzare flussi elevati. La colonna è stata quindi impiegata per stimare la
percentuale di legame di una serie di molecole con differenti caratteristiche
chimiche. Successivamente è stata valutata la possibilità di utilizzare una
colonna così corta, anche per studi di competizione, ed è stata indagato il legame
di una serie di composti al sito I. Infine è stata effettuata una valutazione della
stabilità della colonna in seguito ad un uso estensivo.
L’uso di supporti cromatografici funzionalizzati con albumine di diversa
origine (ratto, cane, guinea pig, hamster, topo, coniglio), può essere proposto
come applicazione futura di queste colonne HTS. Infatti, la possibilità di
ottenere informazioni del legame dei farmaci in via di sviluppo alle diverse
albumine, permetterebbe un migliore paragone tra i dati ottenuti tramite
esperimenti in vitro e i dati ottenuti con esperimenti sull’animale, facilitando la
successiva estrapolazione all’uomo, con la velocità di un metodo HTS. Inoltre,
verrebbe ridotto anche il numero di animali utilizzati nelle sperimentazioni.
Alcuni lavori presenti in letteratura dimostrano l’affidabilita di colonne
funzionalizzate con albumine di diversa origine [11-13]: l’utilizzo di colonne più
corte potrebbe aumentarne le applicazioni.
Tipologia del documento
Tesi di dottorato
Autore
Pistolozzi, Marco
Supervisore
Dottorato di ricerca
Ciclo
20
Coordinatore
Settore disciplinare
Settore concorsuale
Parole chiave
hsa biocromatografia dicroismo circolare farmacocinetica high-throughput-screening
URN:NBN
DOI
10.6092/unibo/amsdottorato/1067
Data di discussione
30 Maggio 2008
URI
Altri metadati
Tipologia del documento
Tesi di dottorato
Autore
Pistolozzi, Marco
Supervisore
Dottorato di ricerca
Ciclo
20
Coordinatore
Settore disciplinare
Settore concorsuale
Parole chiave
hsa biocromatografia dicroismo circolare farmacocinetica high-throughput-screening
URN:NBN
DOI
10.6092/unibo/amsdottorato/1067
Data di discussione
30 Maggio 2008
URI
Statistica sui download
Gestione del documento: